Motivare all’azione. Un seminario cognitivo-emozionale a Bologna

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Quando Mirella mi ha chiamata al telefono, mi ha dato un compito preciso “Eleonora, vorrei tu spingessi le donne ad agire“. Questo, in sostanza, l’incarico che la referente dello SPI di Bologna mi ha proposto una mattina di Dicembre.

Ci ho pensato un po’ su e poi ho accettato, convinta che tutto ruotasse alla fine intorno ad una parola: agency.

“Agency” è una parola inglese che non tutti conoscono. Wikipedia ne dà una definizione riduttiva ma chiara: “is the capacity of individuals to act independently and to make their own free choices” (fonte Wikipedia). Ha dunque a che fare con la capacità di agire “nonostante” le condizioni avverse. L’obiettivo è quello di modificare la propria realtà in relazione alle strutture sociali e culturali.

La relazione fra “agency” e “donne” è complessa ed è stata storicamente limitata dal ruolo di minorizzazione delle donne.

Come fare dunque per motivare le donne? Esiste una modalità “cognitivo-emozionale” per la formazione?

Non è facile affrontare scientificamente le emozioni. (Sigmund Freud)

Sul versante scientifico Freud aveva ragione.

Ma sul versante del training e della pratica, risultano efficaci tre step che coniugano aspetto cognitivo, tratto emozionale e azione

  1. Mostrare i dati situazionali (dell’azienda, della situazione sociale) e analizzare le emozioni suscitate
  2. Evidenziare i vantaggi dell’agire
  3. Narrare il futuro 

Dunque io inizio lavorando (supportata da slides accurate) su un aspetto cognitivo: quale è la situazione nella quale ci troviamo. Per far questo mi servono dati, numeri, tabelle da esporre con chiarezza e il brio necessario al delectare docendo (avere sense of humor è fondamentale se fai la formatrice).

Ma sono le emozioni ad essere il drive che ci spinge ad agire: per essere motivata/o mi debbo dunque sentire coinvolta e coinvolto: debbo comprendere che anche io conto nella rel-azione con la realtà e che posso modificarla

Qui si sviluppa la “rel-azione emozionale” fra me, soggetto docente, e il gruppo: auscultare le emozioni, chiarire i dubbi, decrittare le paure, accompagnare verso il cambiamento. Questo è il nucleo della mia form/azione.

Per cambiare, ogni persona ha infatti bisogno di superare le paure, vedere i vantaggi del cambiamento, saper di poter contare su qualcuno che ne segue il percorso. L’azione del cambiamento è allora proprio lì, sulla soglia.

Per questo, dopo ogni sessione di trainer, offro un supporto continuativo: ed è questo che mostra le ricadute maggiori.

Se però mi chiedete “la ricetta” dettagliata, un tanto di questo, un poco di quello, un pizzico di quell’altro, come e quanto no, è impossibile. Perché non per tutto esistono le ricette: esistono le ricette per i biscotti, per il ragù e, per fortuna, forse per una buona sessione in palestra. Sono molto utili.

Ma per modificare le menti, per far vivere una emozione cognitiva serve (ben) altro: filosofia, antropologia, storia, letteratura, business coaching. Serve anche altro spazio per parlarne: il libro che sto scrivendo, in uscita, confido, già nel 2019.

Del resto, mutuando le parole da una frase di Tolstoj (e cambiandole a mio uso), bisogna provare ad insegnare tutto in modo diverso da come lo insegna la massa.

Altrimenti, dove è l’innovazione? Ma soprattutto, che gusto c’è?

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