Quando ho sentito la voce di Costanza Baldini al telefono (grazie!), una sera marzolina, mi sono sentita come a casa. Abbiamo parlato lente, sul finir del giorno: e le righe sotto testimoniano il detto.
“Il problema è la percezione della donna come oggetto che in quanto ‘proprietà’ non è libera di sottrarsi al rapporto e alle esigenze dell’uomo che commette il femminicidio. Dietro a questi atti ci sono radicali misoginie storiche e l’incapacità di concepire la donna come un soggetto autonomo e quindi di relazionarsi a lei in modo paritario senza avere un’aspettativa di proprietà sull’altra persona. Bisogna lavorare sulla percezione della donna non più come un soggetto che si mette a disposizione dell’uomo cercando di essere la moglie modello, la madre perfetta, la compagna ideale. È importante insegnare ai maschi che le donne sono ‘soggetti’, con la libertà che spetta a ogni individuo”
Lo confesso: mi sento sempre come cullata, quando sono con le donne. C’è in loro (in noi) quello sguardo complesso, quel riso lieve, quella rabbia cupa, quel timore raro, quella gioia conquistata. C’è in noi tutta la strada ancora da fare. Per carità, ho incrociato – in alcune donne, poche – la ferocia e l’ingiustizia, ma – come diceva Proust – “Il mondo non ha inventato le nostre fedi e non può distruggerle”. Ecco, la mia fede nelle donne, e nella poesia delle donne, va oltre il reale e la contingenza.
L’intervista integrale si può leggere qui: http://bit.ly/2FkAXW7