Poche donne come Marguerite Yourcenar, sono state davvero “di troppo”. Infatti fu la prima donna eletta alla Académie française nel 1980, nomade fra due continenti, convivente già dagli anni ’40 con Grace Frick, scrittrice sontuosa e ammirata.
Al Gabinetto Vieusseux, all’interno del ciclo “Donne di troppo” diretto da Alba Donati, ho parlato della vita e delle opere di questa donna libera e acutissima, nata al confine fra Belgio e Francia, figlia di un dandy di fine secolo, attratta dal buddhismo e dalla Grecia.
Ripercorrendo la sua vicenda personale ho illustrato le opere, strettamente legate all’assunto autobiografico. Se Alexis parlava della omosessualità (che riguardava anche l’autrice), Memorie di Adriano – libro che la portò al successo- è la storia non tanto e sono solo di un Imperatore romano, quanto quella di un uomo che diviene se stesso.
Dall’Opera al nero, evidente segno dello sconforto esistenziale dell’autrice, fino al Labirinto del Mondo, trilogia storico-biografica, Yourcenar abbraccerà diverse culture e saperi. Fedele all’antichità classica, sarà affascinata dal Giappone e di sé dirà “Io appartengo a tutti”.